Copyright e IA: le proteste britanniche

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Il Regno Unito e la riforma del copyright: un equilibrio tra creatività e innovazione

Nel corso del 2025 il governo britannico ha avanzato una proposta di legge per modificare la normativa sul copyright.  L’obiettivo è di favorire le aziende che sviluppano intelligenza artificiale. Attualmente, i dati più preziosi per l’addestramento dei modelli di AI sono spesso protetti da diritti d’autore e sono gerati da testate giornalistiche. Il problema si pone anche per l’addestramento di IA per mezzo di contenuti creativi realizzati da artisti, di ogni genere.La questione rende complessa una pronta soluzione sull’utilizzo di tali contenuti.

La nuova proposta intende introdurre un meccanismo di “opt-out” che permette l’uso del materiale, salvo esplicito rifiuto.

In altri termini si permette alle aziende di sfruttare qualsiasi contenuto disponibile online per i loro modelli.  Ciò è limitato solo qualora l’autore non dichiari espressamente il proprio divieto di utilizzo.

Le diverse posizioni

La questione ha sollevato un acceso dibattito fra le parti coinvolte nel mondo britannico. Creando un fronte di giornalisti e autori che hanno diffuso un album «Is This What We Want?». Avviando la riproduzione non si sente alcuna voce né musica in segno di protesta.  Elemento simbolico per contestare l’uso di materiale preativo per addestrare la IA. I titolari dei diritti temono che il nuovo sistema possa compromettere la protezione delle loro opere. In tal senso ritengono che permettere l’uso dei loro contenuti sia ingiusto. Tant’è vero che rischierebbe di privarli di un giusto compenso: inoltre ritengono che creerebbe la possibilità di generare opere artistiche basate sulla IA.

Dall’altro lato, gli sviluppatori di AI lamentano le difficoltà nel navigare il complesso panorama delle normative sul copyright.

Infatti ritengono che lo stesso ostacoli l’innovazione e gli investimenti.

Il tema della trasparenza sui dati utilizzati per l’addestramento delle intelligenze artificiali è diventato cruciale nel dibattito pubblico.

La linea del Dipartimento dell’Innovazione e della Tecnologia del Regno Unito

Il Dipartimento per la Scienza, l’Innovazione e la Tecnologia del Regno Unito è intervenuto.

Difatti ha dichiarato che l’attuale regolamentazione è troppo restrittiva. Poiché non consente a industrie creative, media e sviluppatori di AI di raggiungere il loro pieno potenziale. Tuttavia, ha anche sottolineato che nessuna decisione definitiva è stata ancora presa. Il governo mira a trovare un compromesso fra la necessità di tutelare i creativi e quella di incentivare l’innovazione tecnologica.

Il tutto garantendo un quadro giuridico chiaro.  Dunque serve un bilanciamento che consenta, sia la remunerazione degli autori, che lo sviluppo dell’AI.

La disciplina europea

La legge europea sul copyright del 2019, prevede delle eccezioni alla richiesta di autorizzazione dell’autore anche per il mining di dati.

Tuttavia, questa normativa è stata pensata quanto non c’era ancora il fenomeno delle Chatbot (es. ChatGPT e Deep Seek). Quindi ben prima che esplodesse il fenomeno dell’intelligenza artificiale generativa.

C’è dunque un «gap» legale che non è stato colmato dall’adozione dell’AI Act.

In ogni caso dall’agosto 2025, tutte le aziende dovranno dichiarare quali dati utilizzano per l’addestramento dei loro modelli di IA.

Purtroppo non ci sono ancora dettagli sulla attuazione di questa impostazione.

Diverse associazioni culturali stanno sollecitando la Commissione europea per garantire maggiore chiarezza e protezione dei diritti d’autore.

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